Santi, regnanti e viandanti fra Amalfi e Ravello
A metà dell’Ottocento, quando il viaggio in Costa d’Amalfi cominciava appena ad entrare fra gli itinerari preferiti dai visitatori stranieri, la prestigiosa guida inglese Murray definì Amalfi come “luogo di pellegrinaggio”. Il primo fra tutti i pellegrini famosi sulle spoglie dell’apostolo Andrea sarebbe stato Francesco d’Assisi.Il frate poverello che parlava agli uccellini e ammansiva i lupi, umani o animali che fossero, è uno dei santi più vicini al cuore degli italiani. La sua vita, i suoi viaggi e le sue azioni diventarono materia di racconto per ascoltatori di ogni età.Parliamo di secoli in cui le storie si raccontavano a voce nelle chiese o si mettevano in scena nelle corti e nelle piazze davanti a un pubblico che assisteva col fiato sospeso a rappresentazioni sacre e profane, teatri popolari dove si mescolavano armi, amori, cortesie e audaci imprese di cavalieri, regine, santi e mendicanti. Che Francesco, santo patrono d’Italia, si fosse recato a rendere omaggio ad Andrea, primo discepolo di Gesù, era un racconto talmente suggestivo da diventare storia condivisa, “mito” nel senso originario del termine, vale a dire “narrazione”, “favola”, in cui una collettività riconosce le proprie origini ed esperienze.Ci credette anche John Murray, che ne parlò appunto nella sua Guida all’Italia Meridionale, pubblicata nel 1853. La leggenda era ormai diventata realtà, e la visita alle reliquie di sant’Andrea avveniva anche nel segno del santo d’Assisi: senza mai passare da Amalfi, Francesco aveva fatto un miracolo a distanza.